Storia e intitolazione della scuola

Storia

L’Istituto nasce nell’anno scolastico 1968/69 come XX Circolo Didattico e successivamente, nel 1978, viene intitolato a Enrico Pestalozzi, il pedagogista svizzero (la cui fama d’educatore si diffuse rapidamente tra la fine del 700 e l’esordio dell’800) che si propose di sviluppare quelle possibilità morali, intellettuali, fisiche insite nel fanciullo fino a giungere all’uomo nella sua autonomia, autenticità e completezza, promuovendo una didattica comprensiva di attività manuali e pratiche.

Dalla sua istituzione ad oggi, il Circolo Didattico ha modificato più volte la sua “distribuzione” in plessi e nell’anno scolastico 2000/01, in seguito al processo di razionalizzazione, è divenuto Istituto Comprensivo “Pestalozzi”.

Johann Heinrich Pestalozzi

Johann Heinrich Pestalozzi

Johann Heinrich Pestalozzi

Enrico Pestalozzi, pedagogista svizzero (1746-1827) fondò nel 1805 a Yverdon un istituto che divenne modello delle scuole elementari. Nella Svizzera contesa tra gli eserciti francesi e austrorussi ai tempi di Napoleone, si dedicò ad assistere e istruire i ragazzi vittime delle guerre. Già onorato con la cittadinanza francese nel 1792, e poi fautore della Repubblica Elvetica, fu osteggiato dai conservatori.

Muovendo da Rousseau, Pestalozzi intende l’educazione come libera e spontanea formazione della personalità del bambino, che l’educazione deve giudare alla luce di una coscienza morale e religiosa verso la società e la vita. Usando tavolta il mutuo insegnamento “come semplice mezzo sussidiario” ma rifacendosi appunto essenzialmente a Rousseau, riconosceva “le immutabili leggi della nostra natura” (Madre e figlio, 31 dic. 1818), rinnegava ogni azione repressiva e ogni punizione, che “non farebbe che aggravare il male” (12 dic. 1818), richiamandosi all’amor materno e ad un rapporto fondato sulla bontà (13 ott.1818).

Riprendendo motivi della pedagogia umanistica, delle satire del pedante, dell’Elogio della pazzia di Erasmo, affermava che “Fra i tiranni i più feroci sono i più piccoli e fra i più piccoli i più terribili sono i tiranni della scuola”. Riteneva di fondamentale importanza il tener vivo lo stimolo ad apprendere “operando sulla mente del fanciullo con elementi presi dalla realtà”. E accanto a questa didattica puerocentrica e concreta c’era l’interesse per la ginnastica “La cui utilità per il corpo è grande e innegabile, ma è altresì prezioso il guadagno morale che se ne ricava”. Un’educazione, dunque, del corpo e dello spirito, perché “tutte le facoltà della natura umana debbono venir trattate con la medesima attenzione…….in guisa che nessuna predomini a spesa delle altre”. Tra le sue opere più importanti : “Leonardo e Geltrude”, “Come Gertrude istruisce i suoi figli”.